L’ictus cerebrale si verifica quando si ha un’improvvisa chiusura (ictus ischemico) o la rottura (ictus emorragico) di un vaso cerebrale; in entrambi i casi si interrompe il flusso di sangue in un’area del cervello, facendo così perdere le funzioni collegate a quella particolare area (ad esempio il linguaggio, la vista, il movimento degli arti) a causa della mancanza di ossigeno e dei nutrimenti portati dal sangue in caso di ischemia o alla compressione dovuta al sangue uscito dall’emorragia cerebrale.
In Italia, l’ictus cerebrale rappresenta ancora la prima causa di invalidità e la terza causa di morte dopo le malattie ischemiche del cuore e le neoplasie.

Sintomi
Oltre alla cefalea, i sintomi più frequenti sono:
- movimenti asimmetrici del volto -quella che i pazienti definiscono spesso con ‘bocca storta’
- difficoltà di linguaggio e di parola, ma anche di comprensione
- stato di confusione
- sensazioni di debolezza alle braccia o alle gambe
- problemi di equilibrio o di coordinazione.
Non tutti questi sintomi si presentano necessariamente insieme e nello stesso momento.
Fattori di rischio
L’ipertensione arteriosa e le malattie cardiache sono i fattori di rischio più comuni, insieme al diabete e alle conseguenze dovute al sovrappeso e all’obesità. Un altro fattore di rischio derivante da patologie cardiache da non sottovalutare c’è la fibrillazione atriale, un’anomalia del ritmo cardiaco che è causa di circa il 20% degli ictus.
In particolare, per quanto riguarda le donne, il rischio risulta minore fino alla menopausa, grazie agli effetti benefici degli ormoni femminili; il rischio aumenta però nelle donne over 35, se fumatrici e con ipertensione arteriosa e se vengono utilizzati contraccettivi con un altro contenuto di estrogeni. Negli ultimi anni, inoltre, è stato dimostrato che la terapia ormonale utilizzata da donne in menopausa potrebbe aumentare il rischio di ictus e in generale di altre malattie cardiovascolari.
Prevenzione
La prevenzione, come in molte patologie che riguardano il nostro organismo, partono innanzi tutto da uno stile di vita corretto e una alimentazione equilibrata, insieme ad un controllo constate della pressione arteriosa, soprattutto nei pazienti che soffrono già di patologie a rischio.